venerdì 17 luglio 2009

Unto bisunto


Stamani è entrato un tamarro.
Sulla sessantina, biondo, capelli tanto lunghi quanto unti.
pantaloncini corti e aderentissimi, modello pacco in esposizione, così logori ma così logori che
aveva dei buchi sul sedere.
canottiera bianca giallognola, con due patacche vicine all'ombelico.
Occhiali da sole dirati su a mo' di passata che tenevano ancora più salda la già solida chioma.
Piedi... oddio se ci ripenso mi vengono i brividi.
Non so, forse si era dimenticato di avere dei piedi, delle unghie da tagliare...
Aveva hai piedi dei sandali che secondo me con quell'unghie lunghe che si ritrovava era l'unica cosa che poteva mettere.
Lunghe tutte quante mignolino compreso, avrebbe potuto farci
il manico di un coltello o delle posate tipo avorio con tutta la materia prima disponibile.
Lo servo, gli vendo due scarpe e lui attacca a chiacchierare:
-sai, l'ho costruito io qua-
-ah si? sa anche mio padre fa il muratore, fa le manutenzioni-
-non lo conosco, sai sto facendo anche la grande nuova struttura qua davanti?-
-ah si?- rispondo io abbastanza stupito
-vieni qualche volta al mio castello?-
-castello?-
-si, quello qua vicino ruistrutturato di recente, vieni in piscina da me ti offro un drink-
-grazie mille...-
Accidenti, non gli avrei dato una lira a quel cafone e scopro che ha milioni di euro...

2 commenti:

  1. si fa presto a fare gli sbruffoni...cmq non capirò mai il senso d'avere tanti soldi ed andare in giro da straccioni, straccioni senza dignità. come se non li si lasciasse qui, al momento di incontrare la nera signora...

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  2. secondo me te lo voleva appoggiare nel culo... "vieni vieni in piscina che ci penzo io attè!"

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